Ogni momento è quello giusto per un viaggio in Sardegna. Non importa la stagione, quest’isola/mondo con la sua storia, il suo folclore e la sua arte è sempre pronta ad aprirsi agli occhi del viaggiatore incantato. Secondo me è anche il posto perfetto dove perdersi e quindi più volte sono partito anche se avevo pochi giorni di ferie.
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Effettivamente si fa presto a dire: – vado in Sardegna con la nave!
Non è facilissimo trovare velocemente percorsi e orari, ma ho scovato tutte le informazioni su questo sito www.traghetti-sardegna.it.
Accantonata per una volta la frenesia dei nostri tempi confusi, mi sono goduto la traversata del Tirreno col sole in faccia, il vento tra i capelli e l’avventura nella testa perché, tra le tante proposte, ho optato per un comodo passaggio sul traghetto di linea della Tirrenia in servizio tra Civitavecchia e Olbia.
Il programma era confuso, contavo di andare un po’ a zonzo liberamente.
Ah, piccolo particolare, da molti anni ho perso il vizio di viaggiare in automobile e anche stavolta mi apprestavo a viaggiare su e giù per la Sardegna senz’auto.
Arrivare a Civitavecchia alle prime luci del giorno non è stato certo un problema, visti i tanti treni in partenza a tutte le ore da Roma. Il porto è a pochi metri dalla stazione ferroviaria e al suo ingresso c’è addirittura una navetta gratuita che porta i passeggeri fino alla biglietteria limitrofa all’imbarco. Facile, economico ed ecologico.
La Athara, elegante Fast Cruise Ferry varato nel 2003 e dotato di ogni confort (ristorante, self service, bar, dispenser automatici, aria condizionata, cinema, servizi per disabili, area bambini) è salpata alle 9.00.
Vista l’ora la mia minicrociera è iniziata con una gustosa colazione, comodamente seduto su una poltroncina di fronte al bar del ponte numero 6.
Verso le 13.00, l’isola si è palesata all’orizzonte sotto forma di brulli promontori spelacchiati a picco sul mare blu.
Qualche barca a vela, il traghetto della Grimaldi diretto in continente e poi il Golfo di Olbia si è aperto al mio sguardo in tutta la sua bellezza, da Capo Ceraso a sud fino a Capo Figari a nord.
L’isola di Figarolo e gli altri isolotti all’interno della baia (l’isola Gabbia, l’isola di Mezzo, l’isola dei Cavalli, l’isola Manna, l’isola di Leporeddu) punteggiano questo paradiso terrestre.
Poi, a ridosso della costa, la nostra nave si è lasciata sulla sinistra l’isola della Bocca sormontata dal caratteristico faro bianco, vero e proprio simbolo della città entrato in servizio nel 1887.
Il porto di Olbia serve la Costa Smeralda ed inoltre è uno dei più importanti scali passeggeri del Mediterraneo. Pare che io sia uno dei quattro milioni di passeggeri che ogni anno sbarcano su queste banchine. Dal molo numero 6 ho preso una navetta fino agli uffici della terminal marittimo da dove c’è l’urbano della linea 9 per la stazione ferroviaria.
La Sardegna, si sa, è un museo archeologico a cielo aperto e anche la stessa Olbia merita un approfondimento.
Per esempio la Fattoria Romana S’Imbalconadu, a circa 3 Km dal centro abitato lungo la strada provinciale per Loiri, è facilmente raggiungibile con i bus della linea 12 Olbia-Berchiddeddu, così come il sito archeologico della Tomba dei Giganti di Su Mont’e s’Abe distante circa 1.800 metri, metà asfaltato e metà sterrato, dalla fermata 1003.
La linea 4 Olbia- Pittulongu, con la quale si raggiungono le splendide spiagge del Golfo di Olbia (la prima in ordine di fermata è la spiaggia di Pittulongu, considerata da sempre la spiaggia della città, molto amata dagli Olbiesi e dai turisti), transita e ferma comodamente alle porte del sito archeologico Pozzo sacro di Sa Testa , uno dei monumenti più caratteristici della civiltà nuragica in Gallura a circa 6 km dalla città.
Alle spalle di Olbia va in scena tutti i giorni lo spettacolo del bellissimo paesaggio sardo, a tratti monotono e a tratti molto variegato, ma sempre estremamente suggestivo.
Per avere conferma di questa mia affermazione basterebbe montare su un treno per Sassari e tenere il naso incollato al finestrino. La ferrovia corre in mezzo ad un’ampia valle che ricorda gli scenari da spaghetti western con muretti a secco, staccionate consunte e mucche al pascolo.
Un panorama severo, roccioso e terrigno, un paesaggio brullo e all’apparenza incolto, sotto un cielo turchese attraversato solo da grandi nuvole basse.
Da est a ovest è tutto un alternarsi di sugherete e greggi al pascolo, piccoli stagni bordati da canneti e fichi d’india sulla scarpata… almeno fino alle porte di Sassari quando lo scenario cambia i colori.
La città è appoggiata su un bianchissimo tavolato calcareo che scivola verso il golfo dell’Asinara e la pianura della Nurra.
Dopo una passeggiata in Piazza d’Italia, il “salotto dei sassaresi”, si potrebbe andare ad Alghero, col nuovissimo trenino in servizio. Fortemente consigliata alle famiglie una gita alle Grotte di Nettuno, le più famose e le più grandi della Sardegna. Bastano appena 20 minuti di navigazione (collegamenti giornalieri dal porto di Alghero) e si accede in questo ambiente preistorico formatosi più di 2.000.000 di anni fa nel neolitico.
E se i vostri figli non hanno problemi a viaggiare in autobus, perché non pensare di arrivare fino a Cagliari, come ho fatto io, passando le quattro ore più belle della mia vita, su e giù per la Carlo Felice.
Un’altra idea per un’avventura da fare con i bambini è prendere il Trenino Verde della Sardegna.
In pratica, con questo nome generico, vengono chiamate una serie di vecchissime linee ferroviarie secondarie che la ARST, l’Azienda Regionale Sarda Trasporti, sfrutta solo a fini turistici organizzando d’estate un calendario di corse rievocative su materiale rotabile degli anni ’50.
Bosa – Macomer
Sassari – Tempio – Palau
Palau – Tempio
Mandas – Sorgono
Mandas – Seui
Arbatax – Gairo
Un totale di circa 489 Km di antichi binari a scartamento ridotto posati alla fine del 1.800 assecondando il più possibile la morfologia del territorio.
Sulle tracce di D.H Lawrence, io sono andato da Cagliari fino a San Gottardo con la metropolitana di superficie da Piazza della Repubblica e lì ho preso il treno di linea per Isili che mi ha lasciato a Mandas, in tempo per salire sul trenino verde per Seui.
Un viaggio d’altri tempi che mi ha portato lentamente a raggiungere il versante meridionale del Gennargentu, un’altra tessera del meraviglioso mosaico che chiamiamo Sardegna!
Questo articolo è frutto di viaggi realizzati a nostre spese ma contiene informazioni in collaborazione con aziende del settore turistico.
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