Ogni viaggiatore lo sa, sa che i viaggi non sono tutti uguali. Ci sono viaggi belli e viaggi brutti, viaggi corti e viaggi lunghi, viaggi di piacere e viaggi di lavoro, viaggi noiosi e poi ci sono i viaggi che non finiscono mai.
Mercoledì 28 settembre, il cammino sulla via Amerina è finito. L’autobus abbandona l’autostazione Tiburtina e lentamente mi riporta a casa nelle Marche. Il cammino è finito ma la meta è ancora lontana. Con questo solo pensiero nella testa, avvio la moviola dei ricordi di un viaggio che non stento a definire epifanico: sei giorni in cammino lungo la via Amerina tra natura, arte, storia e spiritualità.
Bisogna che lo ammetta apertamente, quando mi hanno contattato, non sapevo nulla della via Amerina. Di certo ero più ferrato sugli altri percorsi del centro Italia: la Via di Francesco, il Cammino Francescano della Marca / Via Lauretana, il Cammino di San Benedetto e la Via Francigena. Vale a dire sugli altri quattro pellegrinaggi di questo grande evento nato dalla collaborazione tra le Regioni Umbria, Lazio, Toscana e Marche e capitanato dal Consorzio Francescoʼs Ways.
Il progetto Italian Wonder Ways, mai nome fu più azzeccato, ha preso la forma di un grande educational internazionale: sei gruppi di pellegrini selezionati tra giornalisti e blogger provenienti dai cinque continenti, hanno percorso ognuno un cammino in occasione del Giubileo Straordinario voluto da Papa Francesco e nell’Anno Nazionale dei cammini indetto dal MIBACT… What else? Come i pellegrini medievali, lungo la via tutti abbiamo sognato la meta: Roma.
Partiamo dalla cronaca.
L’appuntamento col mio gruppo era sul sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, ma io a Foligno avevo ancora il naso immerso negli appunti presi un po’ troppo in fretta prima della partenza.
La via Amerina, aperta intorno al 240 a.C., collegando antichi tracciati locali, univa le principali città dell’odierna Umbria con Roma attraversando il territorio dell’antico popolo dei Falisci e passando tra l’altro per Hortae, Vasanello, Gallese, Fescennium, Falerii e Nepet. Dondolato dal treno, il mio taccuino mi raccontava anche della graduale opera di romanizzazione di queste terre, della dominazione romana e poi dell’importanza di questa strada tra l’altro per la diffusione del Cristianesimo. L’antica via di comunicazione prese il nome da Ameria, città che, a dar retta a Marco Porcio Catone, proprio quello che ci ammorbava al liceo, aveva fondazione antichissima, risalente al 1.134 a.C.
Dove stavo andando?
Se la memoria non mi inganna, Roma fu fondata nel 753 a.C. quindi, Amelia, come noi italioti abbiamo ribattezzato l’antichissima Ameria, è molto più vecchia di quella che è la Caput Mundi per antonomasia. Altri appunti evidenziati in giallo mi lasciavano pregustare il momento nel quale sulla strada avrei trovato ampi tratti del basolato originale, cioè l’antica pavimentazione stradale fatta di basoli, una grande lastra di pietra (50 x 50) di calcare, basalto o travertino.
Anch’io avrei calcato le orme dei santi, dei predicatori, dei martiri e dei pellegrini cristiani che viaggiarono su questa strada, seguiti poi, nella tarda antichità, dai longobardi e dagli ostrogoti, nell’epoca in cui i barbari facevano a gara per depredare il malconcio Impero Romano d’Occidente.
L’appuntamento, dicevo, era sul sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi ma i miei compagni di viaggio erano in ritardo. D’altro canto c’era da aspettarselo perché, provenienti da mezzo mondo, gran parte dei novantanove pellegrini, si erano incontrati la mattina stessa all’aeroporto di Fiumicino per poi partire alla volta dei cinque punti di partenza. Mentre perdevo tempo seduto in un bar, ad un tratto mi si sono parati di fronte come un variegato Gruppo Vacanze Piemonte.
Già a primo acchito mi è parso chiaro che erano i migliori compagni di pellegrinaggio che un viandante possa desiderare:
Magda Ciach-Baklarz, polacca fino alla punta dei capelli, blogger poliglotta che parla un discreto italiano, si prende la briga e persino il gusto di raccontare ai suoi conterranei quant’è bella l’Italia.
Aldana e Dino, blogger e globetrotter argentini di Buenos Aires, accompagnati da Tahiel, il più piccolo dei pellegrini, solo due anni e mezzo. Tutti e tre mi insegneranno molto lungo il cammino.
Tobias Overkaemping, tedesco di Germania, uno dall’innata classe e dalla grande eleganza, un po’ come un giovane Roger Moore.
Camille Qian, divertita fashion blogger cinese di Shanghai.
Olivia Pudysz, giovane tedesca di origini polacche dal sorriso dolce e virginale.
Dani Heinrich, la donna che sta dietro il seguito portale di turismo fai da te globetrottergirls.com.
Dylan Lowe, giovane londinese dal curriculum variegato ma anche un po’ troppo vago, costantemente con l’aria di quello che è capitato lì per caso.
Susanna Riberio, giornalista portoghese con la quale canterò varie canzoni di Amalia Rodríguez.
Gionata Smerghetto, un mega-super instagramer con il quale faremo comunella prima di subito, diventando amici molto più di un po’.
Infine il cammino non sarebbe stato lo stesso se non fossimo stati amorevolmente guidati e assistiti dal capogruppo Agnese Cerquaglia che si è fatta in quattro per noi.
La celebrazione dell’inizio del cammino sulla via Amerina
Come veri e propri pellegrini medievali siamo entrati nella Basilica seguendo un fraticello giovane giovane e english speaking che ci ha preso in consegna accompagnandoci alla Cappella delle Rose. Qui un altro frate ci ha impartito la Benedictio Peregrinorum, seguita dalla visita devozionale alla Porziuncola.
Poi via in autobus attraversando il cuore verde d’Italia da Assisi fino a Castel dell’Aquila, frazione di Montecastrilli, dove ad accoglierci abbiamo trovato la banda del paese con gli ottoni ben lucidi che già da soli fanno allegria.
Questione di attimi e il viaggio ha preso un’ottima piega, grazie soprattutto alla calorosa accoglienza dei tanti intervenuti lì, solo per raccontarci il loro paese. In quel preciso momento ho capito che il viaggio a piedi sulla via Amerina sarebbe stato si, un viaggio alla scoperta di un territorio, ma anche e soprattutto un viaggio d’incontro con i suoi abitanti.
Dappertutto siamo stati dolcemente accuditi dai tantissimi giardinieri di Dio, sindaci, assessori, guide, cuochi, ristoratori e direttori di musei i quali, conoscono, amano, conservano e curano amorevolmente il loro pezzetto di territorio affinché noi, piccoli turisti incantati, possiamo fruirne con facilità godendo di tanta bellezza. Ecco il grande regalo di questo pellegrinaggio. Trovare un’enorme passione nelle parole e nelle attività quotidiane dei tanti operatori incontrati strada facendo è stato il vero valore aggiunto ed è la ragione per la quale il mio viaggio non è ancora finito.
Fine dell’anteprima. Nei prossimi giorni seguirà il racconto dettagliato del mio cammino sulla via Amerina.